lunedì 19 maggio 2014

Aurora e l'alba

C'è stato il periodo delle albe (e c'è ancora). 

Ne abbiamo collezionate a decine, tante da saper riconoscere distintamente quell'attimo perfetto in cui il buio cede il passo al nuovo giorno: ne abbiamo contemplate insieme per giorni e giorni da imparare ad attendere con trepidazione la luce azzurrina che ne precede l'arrivo, quel chiarore diffuso che accarezza i vetri e sorprende lo sguardo ancora assopito. Erano albe estive, sapevano di rosa, di buono, di vita. Quando tu pian piano tornavi ai tuoi sogni di piccinissima, io uscivo in balcone e mi godevo lo spettacolo, in compagnia del fedele Semola, che mi strusciava il muso fuseggiando complice. Era agosto, e io muovevo i primi passi incerti nel nuovo mondo di mamma, che il tuo arrivo mi aveva schiuso d'un tratto aprendomi il cuore (e sottraendomi al sonno!). 

Ci sono state poi le albe che sapevano di vento e salsedine. Era bello cullarti con le gambe conserte e ascoltare il rumore del mare, lì a due passi dalla nostra finestra. Sentire le onde infrangersi, soffiate a riva dalle prime piogge di fine estate. Era settembre, e tu avevi appena due mesi. In quella casa di mare io e il tuo papà abbiamo trascorso la prima estate del nostro amore, quasi 11 anni fa...è stato bello mescolare i ricordi di allora ai nuovi momenti con te, bello e sorprendente, come solo una nuova vita sa essere. 

Sono arrivate poi le albe del primo autunno, soffuse di nebbia leggera e bagnate dalla pioggia di fine ottobre. Che incanto averti tra le mie braccia, la casa ancora silenziosa, i gatti addormentati, le gocce a scendere mormorando sulle chiome degli alberi arrossate dalla nuova stagione. Era il momento perfetto, il nostro momento, raccolte in una bolla ovattata che sapeva di latte, di te e di me. 

Il primo risveglio col sole mi ha sorpreso e interdetto. Subito son venuta a controllarti nella culla e il tuo respiro cadenzato mi ha rassicurata e fatta sorridere. La mia prima notte di sonno continuativo, ancora la ricordo. Mi sentivo riposata come se avessi dormito per un anno intero. E i tuoi ridolini al risveglio... Devo averli persino filmati! 

Con l'inverno e il nuovo anno, con l'arrivo delle pappe e del freddo anche qui Roma, son tornate anche le albe. Le abbiano salutate da sotto al piumone, accoccolate al caldo, io e te. Erano albe bianche, ancor più silenziose, o almeno, a me parevano così. E tu crescevi, sempre tra le mie braccia. 

Con la primavera le nostre albe sono diventate ancor più dolci, perché abbiamo iniziato ad addormentarci insieme, abbracciate, nel lettone. Ebbene sì! Tu con in pugno una ciocca dei miei capelli, fino a raggiungere il sonno profondo. Poi con le braccine spalancate ti fai spazio e occupi quasi l'intera mia parte di letto, costringendomi a dormire su un fianco o a spodestare il tuo papà fin quasi a farlo cadere giù! Ma che spettacolo guardarti...sentirti respirare a un palmo da me... 

Ho sonno, praticamente sempre. Eppure quando tu ti addormenti io resto a guardarti, come incantata. Perché sei bella, sei la mia piccola gioia perfetta. Anche se non ho più un secondo per me e a volte avrei voglia di urlare. Anche se...

Sei il centro di tutto. E io non posso fare a meno di ruotare intorno a te, in un'orbita d'amore, e guardarti crescere e sbocciare, in questa primavera che sa di buono. Che sa di te.


~ mio padre, nonché tuo nonno, direbbe "Nomina sunt consequentia rerum"... Dove c'è Aurora l'alba non può mancare! 

Le mie occhiaie confermano >___<'



1 commento:

  1. non ho parole per dirti quanto è bello questo post Federica!
    Poesia proprio!
    bravissima!

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